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106 giorni
Un ragazzo di 17 anni deportato a Mauthausen


Durante l'infanzia la famiglia è costretta dal regime fascista a emigrare dalla Lombardia a Torino. Qui Roncaglio, ancora ragazzo, diviene partigiano e, su delazione di un traditore, viene arrestato insieme ad altri suoi familiari. Processato, si difende da solo, e talmente bene da essere riconosciuto innocente; un suo zio, dichiarato colpevole, sarà fra i martiri fucilati al Martinetto di Torino. Nonostante l'assoluzione viene deportato a Mauthausen a soli 17 anni, dove perderà il padre e una gamba. Tornato a casa, subito ferma in una decina di pagine gli appunti sulla sua terribile esperienza; appunti che chiude nel cassetto. Per vivere intraprende molte attività, anche l'attore cinematografico. Apre infine una fabbrica artigiana di scaffalature metalliche. La sua dimestichezza con il metallo, e la sua indiscutibile vena artistica, lo portano a costruire un monumento in acciaio per ricordare i caduti delle deportazioni, attualmente esposto in un parco di Torino. Accompagna, inoltre, Primo Levi durante le conferenze sulla deportazione. Nel 1990, a una giornalista e scrittrice che gli aveva commissionato una libreria, mostra i suoi appunti: l'entusiasmo di lei è tale da convincere Roncaglio a scrivere un libro autobiografico, libro che, ancora non pubblicato, vince l'anno successivo il primo premio Città di Pieve S. Stefano (AR) per la Letteratura della Memoria. Dedica gran parte del suo tempo a dipingere quadri per illustrare gli orrori della deportazione. Intensissima è la sua attività di testimonianza nelle scuole, dove moltissimi studenti lo seguono e poi visitano a casa, ove ha raccolto infiniti cimeli. Per i suoi ascoltatori, incide una cassetta con le canzoni che lo aiutavano nei momenti più duri della prigionia. Oggi il Comune di Torino gli ha affidato l'incarico di costituire un Museo sulla deportazione.